I prodotti avanzati della glicazione (in inglese AGEs) sono molecole prodotte attraverso la reazione di Maillard facendo reagire i carboidrati con le proteine. L’insieme degli AGEs racchiudono almeno 20 tipi di molecole differenti che, se in eccesso, possono danneggiare la struttura cellulare attraverso numerosi meccanismi alterandone, perciò, la funzione. E’ stato scoperto, inoltre, che l’interazione di queste molecole con i propri recettori sulle cellule provoca l’attivazione di una cascata pro-infiammatoria e può causare tossicità cellulare e l’incremento dello stress ossidativo, indipendentemente dall’età del soggetto. Benché gli AGEs siano normalmente prodotti in piccole quantità nelle condizioni fisiologiche, l’obesità, lo stress ossidativo, l’iper-glicemia, la resistenza insulinica, l’ipossia e l’invecchiamento accelerano la formazione dei loro precursori chimici. Gli studi scientifici effettuati finora hanno trovato un’associazione tra l’accumulo di AGEs e numerose condizioni cliniche quali: l’obesità, la sindrome metabolica, le malattie neurodegenerative e cardiovascolari, il diabete di tipo II e l’ovaio policistico.
La concentrazione degli AGEs nel siero e nei tessuti è influenzata dalle fonti endogene ed esogene. Le prime sono rappresentate dai prodotti delle reazioni chimiche che avvengono nell’organismo, mentre le seconde dipendono prevalentemente dall’alimentazione e dal tabagismo. In merito è noto che gli alimenti ricchi di proteine e grassi (e.g. carne, formaggi e tuorlo d’uovo) sono ricchi in AGEs, la cui concentrazione nel sangue pertanto dipende dall’introito alimentare. Si aggiunga che alcuni metodi di cottura, in particolare quelli ad alte temperature (e.g. griglia, prodotti precotti, fast-food etc.) incrementano notevolmente la concentrazione degli AGEs nel siero. Le ricerche effettuate dimostrano che la restrizione nutrizionale degli AGEs nei modelli animali e nei pazienti diabetici è in grado di ridurre significativamente i livelli di AGEs circolanti, migliorare la sensibilità insulinica e prevenire la progressione dell’arteriosclerosi. Inoltre la riduzione dell’introito alimentare di queste molecole determina anche una riduzione significativa dei marcatori infiammatori (i.e. Proteina C reattiva, TNF-α, VCAM-1).
L’osservazione della deposizione degli AGEs nei tessuti ovarici ha fatto ipotizzare un possibile loro coinvolgimento nelle funzioni riproduttive, come nella sindrome dell’ovaio policistico e nell’infertilità. La sindrome dell’ovaio policistico è un disturbo endocrino caratterizzato dall’anovulazione cronica, dall’iper-androgenismo e dalla presenza di cisti ovariche che mostra una prevalenza del 5-10% nelle donne in età fertile. Oltre alle conseguenze sul sistema riproduttivo, questa sindrome è associata anche ad un maggior rischio di obesità, sindrome metabolica, diabete di tipo II e malattie cardiovascolari. Benché la causa della malattia non sia stata ancora delineata, gli studi recenti rimarcano l’attenzione sull’insulina come possibile mediatore della patologia. Infatti circa il 50-70% delle donne affette mostra forme di resistenza insulinica, anche se non obese, ed un eccesso di insulina può stimolare la produzione degli ormoni androgeni nell’ovaio e può aumentarne la quota libera circolante. Un primo collegamento con gli AGEs potrebbe essere rappresentato dalla loro capacità di indurre resistenza insulinica, indipendentemente dal peso. Si aggiunga che queste molecole possono svolgere un ruolo anche nella formazione del tessuto adiposo e ciò potrebbe a sua volta correlarsi con la sindrome dell’ovaio policistico. Infatti circa il 30-75% delle donne affette è obesa, una condizione che aggrava ulteriormente le caratteristiche cliniche e metaboliche di questa malattia. E’ bene sottolineare che la distribuzione della massa grassa sembra essere rilevante, poiché la maggior parte delle pazienti mostra tendenzialmente un accumulo a localizzazione addominale, indipendentemente dall’indice di massa corporea, probabilmente a causa degli alti livelli di androgeni. Inoltre i livelli di AGEs nel siero sono positivamente correlati alla concentrazione di testosterone, degli androgeni liberi e dell’insulina, all’indice HOMA ed al rapporto circonferenza vita/fianchi nelle donne affette dall’ovaio policistico, probabilmente anche in modo indipendente dalla resistenza insulinica.
In ambito riproduttivo, infine, i risultati delle ricerche sperimentali suggeriscono che un eccesso di AGEs potrebbero essere coinvolto non solo nella riduzione della funzionalità ovarica e nella mancata ovulazione tipica della sindrome dell’ovaio policistico, ma anche nell’infertilità. Le osservazioni cliniche hanno infatti riscontrato che un accumulo di AGEs nell’ovaio potrebbe provocare nelle donne non affette dalla sindrome dell’ovaio policistico una diminuzione della riserva ovarica ed alterazioni a carico della follicologenesi, oltre ad essere correlato ad un maggior rischio di insuccesso in seguito alle tecniche di riproduzione assistita. In conclusione l’evidenza secondo cui alti livelli di AGEs nel follicolo ovarico potrebbero causare un invecchiamento ovarico precoce potrebbe diventare in futuro un’informazione clinica utile nei casi di infertilità femminile accompagnata da una diminuzione della riserva ovarica.