Il fegato grasso (o steatosi epatica) è caratterizzato da un accumulo di grassi (trigliceridi) all’interno delle cellule del fegato. Rappresenta un’insidia pericolosa per la salute, poiché compromette la struttura e la funzionalità di quest’organo fondamentale. Tuttavia la sua rilevanza è spesso sottovalutata e sottostimata. La steatosi epatica costituisce, invece, un importante problema sanitario nel mondo, in quanto si stima una prevalenza di circa il 20-30% nella popolazione adulta e la sua progressione può sfociare in steatoepatite, caratterizzata da infiammazione e danno epatico.
Che cosa si può fare per fare prevenzione o per porvi rimedio?
Decenni di studi hanno ormai confermato che correggere lo stile di vita rappresenta una scelta assolutamente fondata ed efficace.
In particolare le terapie su base nutrizionale per i soggetti con steatosi epatica si pongono l’obiettivo di gestire l’eccesso di peso, migliorare il controllo della glicemia e delle alterazioni lipidiche, oltre a ridurre il maggior rischio cardiovascolare. Si aggiunga in merito che circa nel 70% dei casi si assiste anche alla presenza di sindrome metabolica oppure di alcune sue sotto-componenti, come per esempio l’ipertensione arteriosa ed un rapporto vita-fianchi più alto. A supporto di tutto ciò è stato osservato che quando l’azione dell’insulina non funziona bene (vedi resistenza insulinica) si verifica un rischio più elevato di accumulare grasso a livello del fegato.
Generalmente coloro che hanno la steatosi epatica hanno uno stile di vita alimentare sbilanciato, iper-calorico, ad alto contenuto sia di proteine, soprattutto provenienti dalle fonti animali (es. carne rossa), che di grassi. E’ opportuno precisare che i grassi non sono tutti uguali ed un loro apporto squilibrato o eccessivo può favorire il deposito delle molecole di trigliceridi nel fegato. Ciò è avvalorato dall’evidenza che un alto consumo di grassi e di carboidrati è implicato nello sviluppo di questo disturbo, anche in assenza di un surplus di calorie giornaliere. Inoltre ciò che conta risente anche delle differenti tipologiche di grassi, oltre al loro apporto totale. A proposito, un consumo equilibrato di grassi monoinsaturi e polinsaturi mostrano proprietà protettive per il fegato. In maggior dettaglio i polinsaturi attivano i geni coinvolti nell’ossidazione dei grassi e sembrano efficaci nella normalizzazione delle transaminasi del fegato. Senza trascurare che spesso chi soffre di fegato grasso mostra anche un minor contenuto cellulare di grassi polinsaturi ed un rapporto omega-6 e -3 alquanto sbilanciato.
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Le terapie nutrizionali sono efficaci nella riduzione dell’accumulo di grasso, dell’infiammazione e della fibrosi a livello del fegato, oltre a migliorare la sensibilità epatica e muscolare all’azione dell’insulina, persino in coloro che hanno la glicemia nell’intervallo di normalità.
E’ bene ricordare che l’alimentazione apporta benefici che vanno oltre la gestione del peso, e ciò sia nei soggetti normopeso che in quelli con obesità.
Prima di concludere è opportuno fare un accenno anche all’importanza dell’attività fisico-motoria, che ha dimostrato di ridurre il rischio di diabete (-35%) e di malattie cardiovascolari (-49%) nei soggetti con steatosi epatica. Sia l’attività di tipo aerobica (es. jogging, nuoto, bici) che anaerobica (es. pesi) sono efficaci nella diminuzione del grasso addominale e dei trigliceridi nel fegato. L’alimentazione ed una sana attività fisica, infatti, determinano miglioramenti sostanziali dei parametri istologici a livello epatico. E tutto ciò avviene indipendentemente dalla perdita di peso.
Presso il Centro di Medicina Biologica è possibile intraprendere percorsi terapeutici personalizzati, che attraverso il cambiamento dello stile di vita hanno l’obiettivo di normalizzare la funzionalità del fegato e riportarla a pieno regime.
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