I metalli tossici sono estremamente diffusi all’interno delle società industrializzate ed i loro livelli hanno ormai raggiunto un traguardo storico. Le fonti principali di esposizione sono le seguenti: attività minerarie ed inerenti i rifiuti tossici, utilizzo di pitture contenenti piombo e di altri prodotti chimici quotidiani, le emissioni tossiche da parte delle industrie (specialmente quelle a carbone) e la diffusione di nuove tecnologie (nanomateriali contenenti cadmio).
Il cadmio, il piombo ed il mercurio non svolgono un ruolo biochimico nell’organismo, bensì esercitano tossicità differenti in numerosi sistemi organici poiché si legano ai tessuti, contribuiscono allo stress ossidativo, modificano le attività endocrine ed interferiscono con le funzioni di altri minerali come il magnesio e lo zinco. In particolare i metalli tossici pongono un grande rischio per la salute dei bambini in quanto un’esposizione precoce potrebbe compromettere il loro sviluppo fisico, intellettuale e comportamentale. D’altra parte negli adulti molte malattie croniche, tra cui quelle cardiovascolari, renali ed il declino neurologico, sono state fortemente associate all’intossicazione da metalli pesanti. Si aggiunga che l’Agenzia per la ricerca sul cancro (IARC) ha classificato il cadmio come carcinogeno, il piombo inorganico ed il metilmercurio rispettivamente come un probabile e possibile carcinogeno.
Il termine chelazione si riferisce all’incorporazione degli ioni e dei cationi minerali all’interno di strutture organiche a forma di anello, dette molecole chelanti. Queste hanno la capacità di mobilizzare i metalli dai tessuti in cui sono depositati e di legarli a sé durante la circolazione ematica per poi trasportarli ai reni ed al fegato, dove possono essere eliminati attraverso le urine e la bile rispettivamente. Esistono all’interno dell’organismo delle molecole fisiologiche in grado di chelare i metalli. In particolare l’insieme delle proteine capaci di legare i metalli, a cui appartengono le metallotioneine, sono chelanti potenti dei metalli tossici e svolgono un ruolo protettivo importante in caso di intossicazione. Inoltre si ipotizza che alcuni alimenti riducano l’assorbimento dei metalli tossici e supportino i processi di detossinazione. Le caratteristiche delle fibre insolubili, contenute nella crusca dei cereali e nella frutta, possono essere di sostegno alle terapie chelanti al fine di interrompere il riassorbimento enteroepatico dei metalli e modulare la composizione del microbiota intestinale. Altri polimeri naturali meritevoli di ulteriori approfondimenti per la loro capacità di assorbire i metalli pesanti sono i polisaccaridi alginati di origine algale, la clorella e la pectina di agrumi modificata.
Tenendo conto del fatto che i metalli tossici possiedono una grande affinità per i peptidi contenenti zolfo alcune osservazioni suggeriscono di aumentare il consumo di alcuni alimenti, come l’aglio e le verdure appartenenti alla famiglia delle Brassicaceae (e.g. broccoli, cavolo, cavolfiore, cavolini di Bruxelles). Spesso le strategie naturali per la chelazione puntano sull’incremento delle funzioni detossificanti che utilizzano il glutatione, che rappresenta un chelante fisiologico fondamentale e la cui forma ridotta protegge le cellule dallo stress ossidativo prodotto dei metalli pesanti. Non si può tralasciare il ruolo dei minerali nutrizionali, tra cui in particolare il selenio, che è un elemento essenziale per l’organismo in grado di formare composti estremamente stabili ed insolubili con il mercurio, svolgendo un ruolo protettivo nei confronti della sua intossicazione e del conseguente stress ossidativo. E’ opportuno sottolineare che lo stato nutrizionale influenza l’assorbimento dei metalli pesanti, poiché i cationi tossici sono trasportati dalle stesse proteine deputate all’assorbimento dei minerali essenziali quali il magnesio, lo zinco ed il ferro. Da ciò è possibile affermare che i soggetti aventi un’alimentazione squilibrata e carente degli oligoelementi hanno un maggior rischio di intossicazione.